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Foto Paysage à Manger

La patata è stato l’ultimo ortaggio che mia madre ha smesso di coltivare quando l’età gli ha impedito di frequentare l’orto. Quando le sue gambe hanno smesso di obbedirgli, ha chiesto ad alcuni amici confinanti, di vangare per lei alcune prode e di seminarvi delle patate. Non tante, poche, quelle che bastavano a garantire patate tutto l’anno a lei e alle sue figlie. “Perché – diceva – patate buone come quassù non le troviamo da nessuna parte”. E aveva ragione: le patate coltivate sulle pendici delle Alpi Apuane sono ottime.

Tra tutti gli ortaggi è quello che preferisco e oggi vorrei provare a riseminare le patate proprio dove mia madre lo ha fatto per anni. Ma appena ho iniziato a chiedere ad amici coltivatori che tipo di patate coltivassero il coro è stato unanime: ‘patate olandesi’ che si trovano all’agraria! Ma come – ho insistito – non esistono patate locali buone e produttive, magari di varietà diverse dal gusto e dal sapore differente? La risposta è stata no. Come se non bastasse, nel caso poi decidessimo l’anno successivo di riseminare una parte di quelle raccolte senza doverle riacquistare, perderemmo in produttività e qualità.

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La caratteristica principale dell’orto di Mara è la generosità. Non mi riferisco alla produttività, che pure c’è, ma alla donazione continua che Mara fa delle sue pianticelle. Vi sfido ad andare a trovarla e venire via a mani vuote. Impossibile!

Lo scambio tra giardinieri e orticoltori è pratica diffusa, ma in questo orto è la base e il motivo principale della sua esistenza. Ogni volta che una pianta si espande troppo, che si dissemina in un luogo difficile da gestire, che un pollone nasce dove non dovrebbe o che un seme avanza, finisce in un vaso. Così l’orto pullula di vasi in attesa di nuovi proprietari.

Fare un ‘tour’ dell’orto di Mara è un’esperienza. Lei va avanti, seguita dai suoi gatti, e ti racconta le piante, da dove arriva quel frutto, quanto anni ha quell’albero, che varietà è quel pomodoro e così via.

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Oggi vi faccio un regalo. Un dono prezioso come il messaggio che trasmette: la sostenibilità. Perché di questo parla il libro “Getta un seme” di cui oggi, grazie ad un editore generoso e ‘illuminato’, l’Associazione Nazionale Nuove Direzioni, posso trasmettervi il link da scaricare gratuitamente , così tutti potete averlo sulla scrivania del vostro computer per consultarlo a vostro piacimento.

“Sostenibilità è una parola vuota o troppo ricca di significati?”. E’ la domanda con cui inizia il libro. Certamente è abusata e per questo svuotata del suo reale significato.  Questo testo cerca di scavare nel concreto e nel vissuto di questa parola, per restituirgli peso e valore.

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Buona sera,
chiedo se si può piantare patate anche se con germogli lunghi o consigli di toglierli?
Attendendo una risposta vi ringrazio,
(Renzo -San bonifacio – Veneto)

Risposta

Ciao Renzo,
ti chiedo scuca innanzitutto per il tempo d’attesa, ci sono stati inconvenienti tecnici al sito, ormai risolti grazie agli operatori speciali di in-orto.
Venendo alla tua domanda ti suggerisco di osservare bene i tuberi che andrai a interrare, prima di farlo, infatti certe volte la presenza di germogli vedono la patata ormai spolpata e quindi non più adatta alla propagazione ma, se il tubero è comunque sano allora ti suggerisco di eliminare tutti i getti più lunghi e di utilizzare la patata così ripulita che, una volta sotto terra riformerà nuovi getti sia aerei che radicali per far nascere una nuova pianta forte.
Salute e buon orto.

Buongiorno,
sono un impiegato FF.SS.,con la passione dell’orto ereditatami dal mio genitore.
Vorrei visualizzare e apprendere, le tecniche particolari e non, di inserimento telo pacciamato per le colture da trapiantare in piena terra, senza dover, dopo un periodo dal trapianto, ritornare a zappare la piantina, vicino al piede, allo scopo di eliminare le erbacce infestanti.
Grazie.
Saluti cordiali,
(Giuseppe)

Salve Giuseppe,
grazie per raccontarci la tua storia…arricchisce tutti gli ortisti.
La pacciamatura nell’orto – come puoi leggere nell’articolo che trovi nel link – è una delle pratiche più intelligenti da fare e ancora poco utilizzata; ha in effetti diversi vantaggi, fra i quali mantenere sempre morbida la terra.
Se intendi pacciamare con l’utilizzo dei teli la tecnica consigliata è quella di: lavorare bene la terra, predisporre il tubo per l’irrigazione a goccia, tendere a terra il telo pacciamante – tenuto fermo a terra con anche l’utilizzo dei picchetti – e infine trapiantare le piante.
Salute e buon orto.

Salve, sono appassionato di botanica, vivo in Abruzzo.
Il 9 sono stato in Gargano e ho trovato una pianta di mentuccia (non la menta), ho prelevato un rametto e mi è stato dato anche un rametto dotato di radice, sono tornato a casa, ho messo i rametti in acqua per una notte e il giorno dopo li ho interrati.
Li sto innaffiando ogni giorno, tra quanto tempo attecchiranno? Ho fatto bene la talea? Come dovrò coltivarle?
Che esposizione?
Grazie mille.
(Paolino – Abruzzo)

Risposta

Ciao Paolino,
da come nomini la tua pianta – mentuccia – è probabile che sia la così diffusa Nepitella – vedi la foto nel link.
La stagione per fare le talee sia erbacee che legnose delle aromatiche – vedi l’articolo nel link -è proprio questa e tu hai anche dei rametti con delle radici, quindi sei anche avvantaggiato nella riuscita.
Rispondo subito alle tue domande:
1- L’attecchimento deve avvenire in breve tempo, una settimana circa, vedrai che le piantine manifesteranno segni di nuova vita con nuove foglioline, preoccupati invece di potare quelle che vedi in procinto di seccarsi.
2 – Fai bene ad innaffiare regolarmente…sempre senza esagerare…e sicuramente hai fatto bene le tue talee.
3 – a fine estate, quando la piantina avrà ricostituito la sua chioma ti suggerisco di travasarla in un vaso più grande, poi la metterai in terra l’anno successivo, meglio in autunno.
4 – esposizione consigliata: pieno sole.
Salute e buon orto.

L’orto sta diventando sempre più strumento di miglioramento sociale e personale, per questo sono sempre più numerosi gli orti che nascono in ambiti che solo fino a poco tempo fa sembravano insoliti: nelle città, nelle scuole, nelle carceri, negli ospedali, ovunque si debba rieducare al cibo e alla natura.

Ed proprio in questa ottica che nasce il Progetto ‘Orto Bioattivo’ di Andrea Battiata, agronomo e consigliere della Società Toscana di Orticultura. Un progetto – NOA Food (Nutriente, Organico, Rigenerativo) in collaborazione con lo Chalet Fontana di Firenze – ma anche una pratica agronomica, che pone l’orto al centro di un nuovo modo di intendere l’agricoltura ed il cibo che se ne ricava. Ma ce ne parla meglio il suo ideatore.

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Orto LasagnaEd eccoci di nuovo a Poggio Diavolino! Vi ricordate l’agriturismo dove Fabiano coltiva ortaggi antichi  con l’uso del cippato di ramaglie per avere suolo fresco e fertile quasi senza acqua? Ebbene siccome Fabiano oltre che curioso è anche un grande sperimentatore, abbiamo scoperto che possiede anche una piccola serra dove combina insieme le più disparate tecniche colturali: il terreno è ‘a lasagne’, le verdure sono coltivate in piccole prode rialzate delimitate da assi e queste a loro volta sono suddivise in piccoli quadrati di 30 cm per 30 cm per razionalizzare al meglio semine, consumi e rotazioni.

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