Salve,
sono ortista da qualche anno e, nel tempo, ho raggiunto una certa dimistichezza con le varie coltivazioni, con metodo biodinamico, sempre partendo da seme.
Ti scrivo perché, oltre all’entusiasmo legato ai successi, sono rimasto demoralizzato da insormontabili difficoltà nell’affrontare la coltivazione dei cavoli.
Tutto bene fino al momento del trapianto, e poi dopo qualche giorno le foglioline iniziano a scurirsi, si accartocciano e addio (vedi foto in calce). Ho dato il rame ma nulla. Cambiato rotazione. Più acqua – meno acqua…niente!
Qui non si mangia “un cavolo” da anni! Lo sconforto è dietro l’angolo.
Grazie.
(Simone – ReggioEmilia)
Ciao Simone,
innanzitutto inizierei a evidenziare, oltre la tua fondamentale ironia, anche i tuoi successi meritati visto che hai deciso di intraprendere la tua carriera ortistica con il metodo bioinamico e tutto partendo da seme…molto impegnativo e rispettoso dei cicli naturali.
Riguardo ai tuoi fallimenti nella coltivazione di cavoli – perdita delle giovani piantine post trapianto – la questione potrebbe essere da ricercare nel seme che, se non risulta essere sano in partenza, potrebbe essere lui stesso inoculo di diverse patologie fungine che contribuiscono alla perdita delle piantine, fra queste: peronospora parassitica e il Phoma lingam – cancro del fusto del cavolo. I rimedi biologici preventivi per evitare queste patologie sono:
1 – reperimento del seme sano in partenza – prova a cambiare fornitore di seme per esempio,
2- trattamento delle piantine nel semensaio e dopo il trapianto con prodotti a base di rame – poltiglia bordolese per esempio
Inoltre, immagino che tu fai il semensaio di piantine che trapianterai a radice nuda direttamente in pieno campo, in quel caso allora merita che, prima di mettere le piante in pieno campo, tu le allevi per qualche settimana in dei vasetti, le piante in quel caso hanno radici più forti e sane e la piantina subisce meno facilmente attacchi da parte di patogeni.
Salute e buoni cavoli!