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E’ già autunno conclamato. L’aria si è fatta fresca e frizzante e per andare nell’orto aggiungiamo ormai uno strato al nostro abbigliamento. Anche le piante, come noi, iniziano a sentire freddo e dovremo preoccuparci di ripararle prima che sia troppo tardi.

Se abbiamo un piccolo orto sul balcone possiamo iniziare, almeno durante la notte, a predisporre le prime protezioni contro le basse temperature con dei teli di tessuto non tessuto. Sarà poi buona regola proteggere le radici delle piante più delicate con della paglia, mentre nei vasi dove le colture sono terminate, possiamo cominciare le operazioni di concimazione per preparare il terreno alle nuove colture invernali.

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I preparati vegetali (macerato di ortica, di equiseto ecc.) sono dei grandi alleati: sono economici e combattono i nemici dell’orto in modo naturale . Tuttavia spesso si può creare confusione nel distinguere il macerato dall’estratto o l’infuso dal decotto. Vale quindi la pena spendere due parole in più su questo argomento e chiarire una volta per tutte le differenze tra questi vari preparati, ricordandovi che l’acqua piovana è il liquido migliore e la base di partenza ideale per qualsiasi rimedio si voglia ottenere (piogge acide permettendo).

Il macerato – Si ottiene mettendo una pianta, o una parte di essa, in acqua a temperatura ambiente, lasciandola poi a ‘macerare’ per più giorni, fino a quando il liquido diventerà scuro e non ci sarà più formazione di schiuma (1 o 2 settimane).

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Angelo ci ha scritto da Roma mandandoci una bellissima foto. Ma Angelo ha anche una bellissima storia da raccontare. Questa storia si chiama “L’orto Anna Magnani”, il progetto scolastico dell’Istituto Comprensivo Fontanile Anagnino di Roma.

L’orto è fantastico e già le foto mettono allegria. A curarlo è sempre Angelo, che dopo 37 anni di lavoro in banca, ha pensato di impiegare il suo tempo lavorando a questo progetto, che ha lo scopo di diffondere la cultura dell’orto nella scuola elementare.  I risultati sono sorprendenti e in solo due anni l’orto ha raddoppiato la sua estensione (due appezzamenti di 30 mq ciascuno) e si è arricchito di una serra di 24 mq.

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Se dopo l’intensa produzione estiva in un angolo del vostro balcone si è creato un po’ di spazio, vi consiglio di riempirlo con dei bei finocchi (Foeniculum vulgare dulce). Primo perché il loro fogliame è estremamente decorativo e sul terrazzo, anche in mezzo a dei fiori, è sempre di grande effetto. Secondo perché è uno di quegli ortaggi che cresce bene e dà sempre soddisfazione.

In vaso – Si possono utilizzare ciotole larghe e profonde almeno 30 cm dove disporli a gruppo o delle vaschette lunghe dove piantarli in fila. E’ possibile seminarli direttamente nei vasi ad una distanza di circa 25 cm, l’uno dall’altro, per poi diradarli quando avranno raggiunto 5-8 cm di altezza, ma se non avete molto spazio e non disponete di semenzai, vi conviene comprare delle piantine già pronte per il trapianto.

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Ecco un appuntamento per studiosi dell’orto. “Orti botanici e orti agrari” è la mostra che si terrà nella Biblioteca dell’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna dal 22 al 25 settembre, nell’ambito della manifestazione Artelibro, il festival del libro d’arte.

Oggetto della mostra curata da Maria Luisa Boriani è ‘L’evoluzione degli orti a Bologna dal Cinquecento fino a nostri giorni’. L’evento sarà articolato in quattro vetrine, ciascuna dedicata ad un diverso orto storico bolognese. Nella prima vetrina è protagonista l’Orto dei Semplici del Palazzo Pubblico di Ulisse Aldrovandi (1568-1802), che aveva l’aspetto di un parterre rinascimentale, ma che oggi è visibile solo in parte negli scavi archeologici della ex Sala Borsa. Continua a leggere

L’orto di mamma si trova in un posto speciale, con le spalle protette dalle cime incombenti delle Apuane e con lo sguardo verso il mare della costa versiliese. Siamo a circa a 800 m. Il terreno, tutto terrazze degradanti verso valle, è fertile e ricco. L’aria è lieve e profumata. E’ un posto magico, sarà che appartiene da sempre alla mia famiglia: la mamma, la nonna, la bisnonna e ancora prima, nella memoria di tempi perduti. Quando il grano ricopriva le piane, ci si tuffava nei covoni e si parlava con i vicini (che in verità erano lontani) urlando e affidando al vento le parole.

Ma veniamo all’orto, che certo non è più quello di prima, gli anni si fanno sentire e la mamma ce la fa sempre meno, ma nella sua essenzialità è dignitoso e curato. Le patate sono il pezzo forte della produzione, le migliori del mondo, crescono così bene su quelle pendici che, anche coloro che hanno abbandonato da tempo le montagne, ci ritornano per piantarle e raccoglierle. E ogni estate, lì vicino, ai piedi del Monte Prana, si tiene una formidabile Sagra della patata.

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Settembre è il mese dei cambiamenti. Durante le vacanze, immobilizzati dal troppo caldo, pianifichiamo i progetti a venire. E settembre ci trova pimpanti e carichi di buone intenzioni.

Nell’orto sappiamo che tanti ortaggi estivi ci stanno regalando gli ultimi raccolti e presto ci saluteranno portandosi via i colori e i profumi dell’estate, ma se siamo stati previdenti avremo nuovi ospiti da accudire e altri da accogliere. Quindi via quello sguardo melanconico da fine estate e approfittiamo dell’ambrato autunno alle porte.

Nel frutteto

Raccogliamo le pere e le mele e tagliamo i getti che talvolta compaiono sul tronco di questi alberi. Controlliamo anche le noci che in alcune zone potrebbero essere già pronte. Se abbiamo intenzione di arricchire il nostro frutteto con qualche novità, questo è il momento degli acquisti e della messa a dimora.

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Il nostro orto ci parla. I nostri legumi, le nostre verdure svolgono con noi un dialogo muto e complesso. Un dialogo che può regalarci emozioni inattese e  verità insospettabili come solo quelle della natura possono essere. E’ questo linguaggio, quello dei fiori e in alcuni casi delle verdure, che impara a parlare Victoria, la protagonista di questo bel romanzo di Vanessa Diffenbaugh. Edito in Italia da Garzanti, è il caso letterario dell’anno. Continua a leggere

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