Ciao
sono di Torremaggiore (Fg), come professione sono terapista e posseggo un pezzo di terreno dove passo un po’ di tempo libero, in quanto e’ un uliveto, e a me piace coltivare in modo naturale e mi piace l’aria aperta e la natura.
Anch’io nel mio uliveto ho un ciliegio, qualita’ ferrovia, di circa otto anni, ma quest’anno si e’ defogliato gia’ ad agosto e presenta sul tronco due sporgenze gommose e trasparenti come una resina, che qualcuno ha diagnosticato come un tumore dell’albero, non posso nemmeno potarlo perche’ un bozzo e’ alla diramazione del tronco principale.
Spero di trovare una soluzione per non estirparlo.
Grazie
(Matteo)
Risposta
Ciao Matteo
è bellissima la tua passione per la natura, che trasuda dallo scritto che ci invii! Grazie!
Veniamo al tuo ciliegio però, che mi sembra di intuire che ha una patologia fungina – non un tumore – che si chiama “Gommosi”.
Qui sotto ti scrivo per punti di cosa si tratta e come devi comportarti di conseguenza, ecco a te:
Corineo o Gommosi
Nome scientifico: Coryneum beijerinckii (sin. Stigmina carpophila)
Che cos’è: malattia fungina, il cui secondo nome si riferisce agli essudati appiccicosi che colano dal tronco e dai rami, tipica delle Drupacee. Viene anche chiamata “vaiolatura” perché le chiazze sulle foglie somigliano a quelle del vaiolo, oppure “impallinatura” perché le lamine prima di cadere appaiono forate
come se fossero state impallinate da una fucilata.
Quali piante attacca: albicocco, ciliegio, susino e pesco, nell’ordine.
Dove si manifesta: inizialmente sulle foglie, poi sui frutti, quindi sui rametti, sui germogli e, se non curato, anche sui rami portanti e sul tronco.
Come si manifesta e che danno provoca: sulle foglie compaiono piccole tacche di colore rosso-violaceo con bordi giallastri che poi scuriscono, seccano e si distaccano dalla foglia lasciando fori simili a un’impallinatura (le foglie colpite appaiono bucherellate), alla fine l’intera lamina annerisce e cade. I
frutti, se colpiti precocemente, presentano piccoli forellini; se colpiti in fase avanzata portano
tacche di 1-2 mm, rossastre, circondate da un alone più scuro, da cui fuoriesce un essudato gommoso, che poi si indurisce. Sui rami la malattia genera fessurazioni o lesioni cancerose di varia dimensione da cui esce un essudato gommoso, una sorta di gelatina color zucchero bruciato. In autunno può anche attaccare le gemme, distruggendole.
Quando colpisce: in primavera, alla completa formazione delle foglie e fino alle soglie dell’estate, a seguito di una potatura troppo drastica o di avversità climatiche come l’umidità eccessiva o la siccità.
Come si previene: evitate le potature eccessive e raccogliete sempre ed eliminare il fogliame caduto in autunno. Su piante colpite l’anno precedente svolgete due trattamenti preventivi con sali di rame alla caduta delle foglie e all’ingrossamento delle gemme.
Come si cura: attraverso trattamenti con anticrittogamici, da effettuare alla caduta delle foglie in autunno e all’ingrossamento delle gemme per attacchi leggeri, aggiungendo un intervento in pieno inverno per i casi più gravi. I principi attivi da utilizzare sono: lo ziram se la precedente primavera l’infezione era contenuta, la dodina se l’attacco era conclamato ed evidente, i sali di rame (ossicloruro, solfato, poltiglia bordolese ecc.) ammessi in agricoltura biologica. Non mescolate mai fra loro i principi attivi. Se non trattate, le piante colpite si seccano progressivamente.
Buon lavoro..in bocca al lupo