Se c’è un luogo che interpreta appieno la bellezza della parola ‘biodiversità’, quel luogo è l’orto-giardino di Castel Ruggero, sulle morbide colline di Bagno a Ripoli. Là le moltitudini orticole si mixano a quelle floreali, in un tripudio di colori, di profumi e di sapori.
Un ettaro di biodiversità gestito dalla famiglia D’Afflitto, geneticamente portati a prendersi cura della terra.
Niccolò D’Afflittò enologo delle cantine Frescobaldi e di molte altre, si dedica solo il week end alla cura dell’orto-giardino, mentre la moglie Pascale è la vera anima di questo piccolo ‘eden’ familiare, insieme alla figlia Margaux, paesaggista, che quando non è impegnata negli studi, affianca con entusiasmo la madre. Gli altri due figli, occupati a seguire le orme del padre ed enologi anch’essi, sono spesso assenti per lavoro. Ma il legame con la terra della famiglia D’Afflitto risale a qualche generazione fa: “La tenuta di Castel Ruggero apparteneva già a mio nonno – spiega Niccolò – e da piccolo mi aggiravo nell’orto della fattoria con il ‘piccolo’, ma per me allora importante compito, di annaffiare”.
Inizialmente nato come una scommessa, l’orto-giardino si è trasformato con il tempo in un ‘progetto’ di vita. “Qui prima c’era soltanto uno spesso strato di argilla, che forse può andare bene per le vigne, ma non certo per le ortive – continua Niccolò – abbiamo dovuto ricostruire il terreno e aggiungere montagne di materia organica vegetale. Abbiamo impiegato due o tre anni per metterlo a coltura”.
Alla fine ce l’hanno fatta: la terra è diventata fertile e l’orto ha iniziato a produrre, a fiorire e a catalizzare l’energie e le passioni familiari, senza questo coinvolgimento emotivo non sarebbe possibile la sua conduzione. “Non ci allontaniamo quasi mai – racconta Pascale – e quando lo facciamo ce ne pentiamo, perché quando torniamo vediamo che la nostra assenza è pesata drasticamente: il giardino è sofferente, le cose da fare si sono moltiplicate, i problemi pure e me ne dispiaccio”.
A Castel Ruggero l’occhio non sa dove posarsi, tanti sono gli stimoli visivi a cui è sottoposto: pomodori, dalie, rose, melanzane, cipolle, lavande, agli, peonie, mais, papaveri, carote, hemerocallis, asparagi….impossibile elencare tutto! E poi pomodori, pomodori e ancora pomodori, perché Niccolo è un fanatico di questo ortaggio e non si limita a coltivarne qualche varietà: ogni anno aggiunge qualche seme alla sua collezione che ormai conta quasi 500 varietà! Sembra quasi impossibile, lo so, eppure è così. Si diverte a stupire i suoi ospiti con vassoi multicolori e multiformi di pomodori, ciascuno con un diverso sapore e una diversa poesia. Perché anche i pomodori hanno una loro poesia! Basti pensare che una varietà di perini gialli importati dalla Russia, ha come nome Pioggia d’oro o Lacrime dello Zar.
“E’ più un orto botanico che un orto commerciale – ironizza Niccolò – non abbiamo continuità produttiva, lo facciamo per il bene della famiglia, degli amici e di qualche ristoratore curioso che ogni tanto si diverte a cucinare i nostri ortaggi”.
Nonostante i pomodori siano il cosiddetto fiore all’occhiello dell’orto di Castel Ruggero, anche gli altri ortaggi sono coltivati in varietà. I peperoncini e le zucche seguono a ruota i pomodori e sono coltivati in più fogge e sapori. Qui difficilmente ci si accontenta di avere soltanto una ‘comune’ melanzana viola e la voglia di novità fa scattare la ricerca per la rossa oppure per la bianca. La curiosità è senza dubbio l’indole principale di questo orto-giardino: se c’è un frutto particolare, un’aromatica inusuale, un ortaggio insolito qui è facile trovarlo.
Lo stesso succede con i fiori. Se Niccolò ‘stravede’ per i pomodori Pascale ha un debole per le peonie e ne coltiva quasi 100 varietà, 60 arbustive e 40 erbacee, ma anche le dalie e i papaveri sono disseminati ovunque! Ci si sente dei ‘piccoli’ esploratori a camminare con Pascale e Margaux all’interno di quest’orto-giardino: in ogni angolo ombroso, in ogni radura assolata, dietro a ogni curva è nascosta una sorpresa vegetale o una rarità floreale. Il loro trasporto è contagioso.
In un posto così ovviamente non può mancare una serra per produrre, conservare, sperimentare. Si semina, si trapianta, si cura, si coltiva e si raccoglie, prima i frutti e poi semi. E poi ogni anno da capo, ma apportando migliorie e aggiungendo varietà, concretizzando quello che la mente prima dell’occhio desidera. In questo lento procedere naturale, piano piano nascono nuovi sogni, come per esempio la voglia di creare prima o poi un vivaio di peonie o un punto vendita dei prodotti dell’orto.
In questo giardino dove tutto sembra lasciato al caso, dove niente è impeccabile o troppo ‘leccato’, si percepisce una sorta di perfezione naturale. Ogni oggetto, anche il più banale, anche una semplice zappa appoggiata contro una vecchia botte, assume qui un significato particolare, un suo motivo di esistere in armonia con tutto il resto: i freschi pergolati, i gazebo accoglienti e ristoratori, i camminamenti bordati di fiori, le carriole a riposo, i vasi abbandonati nel verde, la dimora storica come sfondo, le colline toscane circostanti. E tu ti auguri, se mai tornerai qui, di ritrovare tutto così: nella magica immobilità che si conviene alle favole.
Salve,
immagini davvero molto belle, esistono molte varietà di frutta e verdura inusuali e poco conosciute che meriterebbero di essere diffuse!
Grazie.
(Stefano)
Ciao Stefano,
grazie davvero per quello che scrivi, si hai ragione che altrimenti si mangia sempre la stessa verdura e per cambiare e stare meglio con la pancia e con l’anima anche sarebbe bene avere a disposizione più varietà di frutta e verdura. Se ne vuoi conoscere meglio qualcuna diccelo che ne parliamo volentieri.
Salute e buon orto.
Ho avuto il privilegio di fare una visita ieri con Radici Quadrati.
Sono una “giardiniera”, spesso senza giardino, da quando ero bambina.
Il vosto giardino mi ha incantato e porto i colori delle rose e peonie vividamente nella mente e perfino i profumi. Non ho mai visto così tante piante sane. E stata una vera gioia e vi ringrazio ancora.
Elizabeth