Chi è si trovasse a passare dalla bellissima Valle dell’Itria in Puglia, per piacere, per lavoro o semplicemente perché vive lì vicino, il mio consiglio è di fare una sosta ai Giardini di Pomona. “Fra i borghi bianchi di calce di Cisternino e Locorotondo, a poca distanza dall’azzurro mare dell’Adriatico, si trova il Conservatorio botanico ‘I giardini di Pomona’ dove la biodiversità gemma nelle mille e più varietà da frutto antiche provenienti da tutto il mondo e molte delle quali salvate dall’estinzione”. Così si presentano i Giardini di Pomona sulla prima pagina del loro sito e così appaiono a chi vi si reca: uno scrigno di biodiversità ‘fruttifera’ in un luogo incantevole.
Il loro progetto è nato dalla testa di Paolo Belloni 23 anni fa. Milanese in fuga dalla città, Paolo nel 1993 è immigrato al Sud con il preciso intento “di fare qualcosa di utile prima che fosse troppo tardi”. Oggi può dire di avere fatto una ‘grande cosa utile’: 10 ettari di terreno dedicati ad accogliere oltre 1000 varietà di alberi da frutto, di cui oltre 500 sono fichi, ovvero la più grande collezione botanica di Ficus carica presente in Europa e nell’intero bacino del Mediterraneo. Diventa perfino difficile immaginarsi oltre 500 varietà di fichi, così come è difficile pensare a quante stelle ci sono nel cielo. E quando ci troviamo all’interno di questi giardini vagando da una pianta di fico e l’altra, cercando di affinare al massimo le nostre papille gustative e i nostri sensi, nel tentativo di carpire la differenza tra i vari frutti che Paolo ci invita a gustare, ci rendiamo conto di come la nostra conoscenza e la nostra mente sia limitata e di quanto possa uscirne arricchita anche da una semplice passeggiata in questo frutteto.
Ma perché a Pomona si è scelto di dedicare così tanta attenzione al fico? Ad un frutto umile e poverello che si trova su qualsiasi bordo di strada, scarpata o parete rocciosa, quasi onnipresente nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo? “Proprio per questo – spiega Paolo – perché grazie alla sua incredibile adattabilità è destinato a diventare il frutto del futuro, uno dei cibi determinanti per la nostra alimentazione in un mondo destinato a cambiare”. E per supportare la sua tesi Paolo elenca con vivace convinzione tutti i vantaggi di questa pianta: “Per prima cosa il fico è l’unica pianta ad avere delle varietà in grado di dare due frutti diversi in due diversi periodi dell’anno: il ‘fiorone’ in maggio, che altro non è che il fiore della gemma formatasi in autunno, e il frutto vero e proprio in luglio-agosto. In secondo luogo è uno dei pochi frutti che cresce vicino al mare e sopporta il salmastro, un dato molto importante visto che l’acqua di mare sta entrando nelle falde acquifere. Terzo: il Ficus carica non necessita della impollinazione delle api, un aspetto da non sottovalutare visto che purtroppo questi insetti stanno diminuendo. Quarto: è parsimonioso e generoso al tempo stesso, non vuole niente e dà tantissimo. Quinto: si adatta all’aridocoltura e non ha quasi bisogno di acqua. Sesto: resiste al freddo. Settimo: resiste alle malattie e non necessita di trattamenti fitosanitari. E infine, ultimo e ottavo punto, è uno scrigno di salute: è ricco di potassio, vitamina A, fibre ed è una delle 27 piante che proteggono la degenerazione del DNA”. Se vi pare poco!
La nostra visita a Pomona si apre dunque con una chiacchierata con Paolo Belloni e continua poi nella passeggiata tra i frutti antichi, rari o semplicemente poco conosciuti, con Paolo che racconta gli aneddoti e le fiabe legate alle varie piante tutte coltivate con metodo biologico. Solo per citarne alcuni: il Pummelo, ovvero il primo agrume coltivato già nel 2000 a.c.; il Biricoccolo, a metà tra la prugna e l’albicocca; l’Api Etoilè, una mela gialla e rossa invernale, la cui sezione ha l’insolita forma di una stella; la Guava, i cui frutti ricchi, di acqua, fibre, potassio ma soprattutto di vitamine C, sono altamente ricercati. E molti, molti altri. Ma è chiaro che quando arriviamo nel campo dei fichi, la curiosità si spalanca insieme alla bocca e per la prima volta ci adoperiamo a una degustazione insolita: Brogiotto bianco, Verdolino, Paradiso, Bosniaco, San Biagio, Nerucciolo d’Elba, Pastiliere… Insomma un’infinità: verdi, gialli, variegati, viola, blù, dolci, dolcissimi, aromatici, con una punta di amaro o di verde, di mandorla…qual è il più buono? Difficile assegnare la palma del vincitore ad uno soltanto. Personalmente mi hanno conquistata tutti!
Terminata la ‘conoscenza con i fichi’ abbiamo visitato un esempio di ‘foresta alimentare’ allevata in permacultura quasi senz’acqua. E poi il profumatissimo giardino delle aromatiche dove si svolgono spesso lezioni didattiche destinate ai bambini, per sviluppare i cinque sensi. Ma al centro della nostra visita, nonché al centro della fertile conca dei Giardini di Pomona, c’è il cachi di Nagasaki, figlio di una pianta ritrovata sotto le macerie dopo lo scoppio della bomba nucleare. Intorno a questa pianta è stato costruito un labirinto di lavande, 300 metri da percorrere in silenzio, uno dietro l’altro. Un piccolo momento, poco più di 300 passi, per riconnettersi con la natura e la pace.
Perché i Giardini di Pomona sono un luogo di pace, di silenzio, ma anche di progetti futuri. Le persone che vi lavorano, sono tante api laboriose, su tutte Anna Ferro, esperta di alberi di melo, collaboratrice di Paolo, sempre intenta a trasformare e conservare gli abbondanti frutti. Sembra impossibile che qualcuno possa non voler bene ad un luogo così. Eppure qualcuno c’è, qualcuno che alla fine di questo agosto ha avuto la viltà di prendere un fiammifero in mano e appiccare il fuoco a questi alberi e a questi ideali.
Solo questa mattina ho letto della notizia dell’incendio. Sgomento, amarezza e impotenza sono le prime sensazioni che ho provato. Poi mi sono messa davanti al computer ho iniziato a scrivere con la speranza che tutti quelli che leggeranno questo articolo si rechino ai Giardini di Pomona per scoprirne sì la bellezza, ma soprattutto per sostenere l’intento per cui sono nati, che mi auguro nessun incendio potrà indebolire: “Il Conservatorio botanico ‘I giardini di Pomona’ si propone di trasmettere queste varietà, selezionate nel corso di millenni dagli agricoltori, alle generazioni future, e di valorizzare la biodiversità che meravigliosamente rappresentano, aprendosi alla ricerca e alla sperimentazione, ma anche alla didattica, sui temi della ecosostenibilità, dell’aridocoltura e della biodiversità: una sorta di catalogo, vivibile e concreto, delle buone pratiche e delle tecnologie attualmente disponibili, per la conservazione durevole della vita sul pianeta”.
Salve,
ho visitato la Vostra azienda, con piacere, tempo fa.
Vorrei far conoscere ad un amico ragioniere, che si è imbarcato nella coltivazione del pistacchio, che non conosce.
(Donato)
Ciao Donato,
bene che ti è piaciuto il sito, inorto.org!
Volentieri passa la parola al tuo amico che cerchiamo di dargli una mano nell’ardua impresa.
Salute e buon orto.