Insieme alle persone arrivano da lontano anche semi, colture/culture e nuovi modi di produrre e consumare cibo. E’ ispirandosi a questo concetto che l’artista fiorentino Leone Contini ha creato, all’interno dell’Orto Botanico di Palermo, un orto ‘opera d’arte’, inserito all’interno di Manifesta, evento d’arte itinerante che quest’anno si tiene proprio a Palermo.
Già l’idea base, della stessa manifestazione, è incentrata sul ‘giardino planetario’ del paesaggista-filosofo francese Gilles Clément: dove ciascun uomo è giardiniere del mondo e se ne prende cura. Un giardino aperto e senza confini dove gli incolti sono la vera riserva di biodiversità.
E’ quindi comprensibile che Leone Contini abbia trovato a ‘Manifesta’ lo spazio per realizzare e esporre l’opera ‘Foreign farmers’. Una grande pergola di canne intrecciate su cui si arrampicano ortaggi locali, come la ‘cucuzza siciliana’ e altri ortaggi provenienti da lontano, coltivati in Italia da contadini stranieri, cinesi, senegalesi o bengalesi, appartenenti a comunità migranti che hanno trovato in alcuni orti sociali, sparsi nelle varie regioni italiane, la possibilità di coltivare frutti e ortaggi dei loro Paesi di origine.
I semi da sempre si muovono e migrano, portandosi appresso un codice genetico unico, e trovano accoglienza e ospitalità in paesi diversi da quelli di origine, adattandosi e offrendo una diversità a noi prima sconosciuta. Basta pensare alle patate, i pomodori, il mais e le migliaia e migliaia di varietà vegetali provenienti da altri Paesi.
Ecco che allora l’opera di Contini, dove ortaggi di ogni paesi si incontrano e si avviticchiano sulla stessa pergola è rappresentativa di un orto aperto e accogliente, dove ogni verdura può trovare il suo spazio, dove ciascun ortaggio può arricchire il nostro pezzo di terra, facendoci scoprire nuovi sapori, colori e profumi.
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