Da una sfera di muschio alla coltivazione dell’orto. Pur cambiando le dimensioni il contenuto non cambia: si parla di terra, di verde, di natura e di vita. L’associazione ‘Il Giardino Volante Onlus’ con sede a Firenze, nata per diffondere la cultura dell’inclusione e dell’integrazione attraverso attività legate alla natura, in particolare per ragazzi e adulti con disabilità. Attraverso le attività di giardinaggio e orticoltura tutte le persone possono potenziare le loro capacità motorie, cognitive e relazionali: una sorta di potere curativo della terra e della natura che è sempre più apprezzato nei contesti socio ricreativi come mezzo di supporto psicosociale.
Le passeggiate nel verde sono diventate il migliore anti-stress in circolazione a costo zero per chiunque, quindi non c’è da stupirsi che la cura dell’orto e del giardino possano essere una pratica terapeutica anche per le persone con disabilità.
Il Giardino Volante Onlus ha iniziato la sua attività con un piccolo giardino in miniatura il kokedama, una sfera di terra ricoperta di muschio che accoglie e dà vita a una pianta, riprendendo e adattando un’antica tecnica di giardinaggio giapponese. Sono moltissime le piante che possono essere utilizzate per realizzare un kokedama, ma l’effetto finale è comunque bello e sorprendente. E’ facile da realizzare e una volta pronto, questo micro-giardino può essere appeso e posto su un piano appoggiato su una ciotola o un piattino.
E’ dunque con il kokedama che Il Giardino Volante Onlus ha iniziato la sua attività. L’associazione, la cui anima sono tre ragazze Olivia, Daniela e Sabbiana, ha portato i kokedama un po’ ovunque: in laboratori di giardinaggio itineranti, nelle carceri, nei centri estivi rivolti ai bambini o percorsi socio terapeutici ad hoc per bambini, adulti e ragazzi, anche con disabilità . “I risultati sono sempre stati eccellenti – racconta Olivia Bruno, fondatrice e presidente dell’associazione – perché oltre a sviluppare le capacità manuali di ciascuno di noi, con i kokedama si impara a lavorare in gruppo e a relazionarsi con gli altri. Con i prodotti finiti abbiamo messo in piedi dei veri e propri mercatini e sono stati i ragazzi stessi a vendere i lavori costruiti con le loro mani e a insegnare alle persone interessate come realizzarli”. Una sfera, è il caso di dire, con esiti positivi a tutto tondo!
Sono stati questi risultati che hanno spinto Il Giardino Volante Onlus a chiedere al Comune di Firenze l’attribuzione di un orto sociale, dove ampliare e diversificare l’attività con la terra e con le piante. E cosa meglio di un orto fa vedere in una stagione i successi del proprio lavoro? “Con l’ortoterapia si impara a socializzare, si impara che lavorando bene si ottengono risultati di cui andare fieri, ma ci fa capire che anche gli errori sono importanti, perché servono a rettificare e a migliorare il proprio operato”.
Il progetto ‘Orto 13’ (il nome è il numero del lotto che è stato loro assegnato per la durata di tre anni) è appena partito, fino ad ora ha vissuto solo una stagione, ma ha già visto la partecipazione di un gran nucleo variegato di persone. Un orto necessita di manutenzione e dedizione quindi ogni aiuto è accolto sempre con entusiasmo. “Per me è un toccasana venire qui il sabato al termine di una settimana di lavoro trascorsa in ufficio – racconta Elena volontaria e amica dell’associazione – quest’angolo di verde è rigenerante e pur stando in città ti sembra di essere in un’altra dimensione”
All’Orto 13, tutto è basato sulla collaborazione e sul recupero, anche gli attrezzi e gli arredi. “La panca dove riponiamo un po’ tutto il necessario – spiega Olivia – ci è stata donata dal centro diurno Busillis per persone con problemi psichiatrici, che l’hanno realizzata con materiale di recupero. Quando possiamo cerchiamo di lavorare in rete con le associazioni presenti sul territorio, in modo da creare legami, scambiare idee e crescere insieme”
Come avrete capito Orto 13 è solo una piccola striscia di terra con dietro una grande idea. Un orto terapeutico dove più che coltivare ortaggi si coltiva la volontà di stare insieme con le mani nella terra, dove il piacere di prendersi cura di una pianta diventa il piacere di prendersi cura di noi stessi e degli altri.
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