Due sono le isole da sempre dedicate alla coltivazione degli ortaggi all’interno della laguna veneziana: S. Erasmo e Mazzorbo. Anche se la prima per ampiezza e vocazione (l’isola di S.Erasmo è più alta sul livello dell’acqua) è quella che offre maggiore offerta e varietà, Mazzorbo gode di una sua precisa caratterizzazione e di un fascino tutto particolare a cui è difficile sottrarsi.
Per quanto mi riguarda sono approdata con il vaporetto alle sue sponde colorate, in una sera d’estate e mi sono immediatamente persa nei suoi orti circondati da mura di mattoni rosati, solcati da canali orlati di fiori spontanei e affiancati dalle vigne di uva Dorona, così chiamata per il suoi grappoli colore dell’oro.
Gli orti sociali di Mazzorbo sono dieci, nove dedicati ai pensionati e uno destinato alla scuola dell’isola e quindi ai bambini: nonni e nipoti che frequentano lo stesso spazio e ne dividono e condividono sapori e saperi.
La particolarità di questi orti è che ogni tanto vengono sommersi dall’acqua lagunare (come le vigne del resto), ma sorprendentemente quando ne riemergono sono più produttivi di prima. Per questo non fatico a credere alle parole di un pensionato che alla mia domanda su come siano gli ortaggi di Mazzorbo, lui risponde: “Più salati e saporiti”. Caratteristica che si riscontra anche negli ottimi carciofi di Mazzorbo, che se la ‘battono’ con quelli più famosi di S.Erasmo, che saranno anche più alti e più grossi, ma meno sapidi e gustosi!
Piccole diatribe lagunari che fanno sorridere, perché anche il conflitto più banale sembra lontano mille miglia da questa terra. Un luogo di pace dove il tempo sembra arrestarsi, dove la terra è bene amministrata e curata, dove si può passeggiare, dove si può sostare, dove si entra e si esce da piccole porticine che interrompono i lunghi muri di cinta, oltre i quali ci attende lo sciacquettio calmo della laguna. Burano, con i suoi turisti, sono aldilà del ponte.
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