Che l’orto sia uno strumento didattico, educativo e ricreativo eccezionale è ormai comprovato. Sono moltissime le scuole italiane che hanno deciso di dotarsi di un orto per l’apprendimento curricolare all’aria aperta, come esempio concreto di educazione ambientale e laboratorio per una necessaria consapevolezza alimentare. Un luogo per socializzare, cooperare, condividere e responsabilizzarsi. Dove si impara ‘l’arte dell’attesa e della pazienza’ e l’errore diventa conoscenza. L’orto insegna a prenderci cura di noi stessi degli altri e dell’ambiente che ci circonda.
Sono davvero molte le opportunità pedagogiche e formative offerte dagli orti scolastici. Tanto che Regione Marche e ASSAM (Agenzia per i Servizi nel Settore Agroalimentare delle Marche) hanno promosso la pubblicazione “Evviva l’orto che ci fa sporcare – La biodiversità agraria delle Marche entra a scuola”. Un libro che desidera essere “un punto di riferimento per le scuole marchigiane che si apprestano… a dare maggiore sviluppo ad esperienze di orticoltura didattica a scuola” affinché l’orto non si limiti al ruolo, seppure importante, di produttore di ortaggi, ma diventi erogatore “di un vero e proprio servizio educativo”. Con l’obiettivo, nel lungo termine, di “favorire la presenza nelle scuole di orti permanenti che non siano interpretati come una presenza eccezionale e connessa a un progetto specifico, ma l’equivalente della palestra, del laboratorio di scienze o dell’aula di musica che, quando presenti, hanno una vita propria all’interno della normare programmazione didattica”. E’ così che gli orti scolastici possono diventare con il tempo anche ‘custodi’ di una preziosa agro-biodiversità locale, salvaguardarne i prodotti, divulgarne la conoscenza, l’uso e il consumo.
Cosa impensabile fino a poco tempo fa, quando l’orto e tutto ciò che era legato alla terra era visto come qualcosa che poteva solo sporcare abiti e mani e il mestiere del contadino era inserito tra gli ultimi possibili, poco auspicabile da apprendere e praticare, ma di cui oggi se ne riscopre l’importanza fondamentale se desideriamo un’agricoltura sostenibile, che guardi ad uno sviluppo economico più sano ed umano.
Ed ecco che finalmente comprendiamo che attraverso un orto si può recuperare non solo una manualità, spesso dimenticata o sottovalutata, ma anche un contatto con la natura carente all’interno di molti contesti troppo urbanizzati. “In un momento come questo, di crisi e di precarietà, una scuola che realizza orti appare come una forma di resistenza contro l’omologazione dei gusti e l’appiattimento degli apprendimenti – sostiene, nelle pagine del libro, Maria di Biase, dirigente scolastica del Cilento da anni impegnata su queste tematiche -…Curare l’orto insegna agli alunni modalità virtuose da trasmettere e diffondere agli adulti e alla cittadinanza locale” prosegue ancora Maria di Biase, con la speranza che qualcuno possa recuperare speranza e ipotizzare un futuro di contadino contemporaneo.
Tutto questo non può prescindere da un tipo di coltivazione biologica, che esenti bambini e ragazzi dall’impiego di sostanze nocive e ne metta in sicurezza la salute alimentare. E questo viene espresso a chiare lettere all’interno di questa pubblicazione, ricca di consigli pratici, spunti pedagogici ed esempi replicabili.
Un libro, la cui diffusione, può e deve valicare i confini regionali delle Marche, ed essere consultato e utilizzato da tutti coloro che intendono avviare un progetto educativo basato sulla coltivazione e la frequentazione dell’orto per valorizzarne le infinite potenzialità.
Testo e cura di questa preziosa guida è stata affidata a Emilio Bertoncini e al Gruppo Tecnico ‘Orti scolastici e biodiversità agraria’, formato da Ambra Micheletti (ASSAM), Stefano Battistini, Claudia Margaritelli, Mauda Moroni, Leonardo Valenti (Regione Marche).
Emilio Bertoncini, da anni impegnato nella diffusione degli orti all’interno di contesti scolastici e urbani, è agronomo, guida ambientale e autore di testi che non dovrete mancare di consultare se davvero siete interessati a queste tematiche, come ‘L’orto delle Meraviglie’ e ‘Orticoltura (eroica) urbana’.
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