Gli orti ultimamente nascono ovunque, anche in luoghi insoliti e curiosi. E’ il caso del BibliOrto, l’orto nato all’interno della BiblioteCaNova all’Isolotto, un quartiere storico della periferia fiorentina. “Qui gli orti prima erano ovunque – spiega Stefano Beltramini, bibliotecario ortista, responsabile del progetto – adesso invece sono relegati in una striscia lungo l’Arno. Fare un orto qui dunque, è stato un po’ come tornare alle origini”.
Il BibliOrto fiorentino è stato un precursore, se così si può dire, della tendenza che ha come obiettivo l’inserimento degli orti nei tessuti urbani a scopo didattico ed educativo. E’ infatti dal 2009 che sono iniziati ‘i primi colpi di zappa’ tra i libri di questa frequentatissima biblioteca, grazie all’impegno di un gruppo di volontari e all’aiuto di SlowFood Firenze.
L’intento, com’ è facile immaginare, non era tanto quello di produrre verdure in quantità, ma piuttosto creare un momento di socialità intorno ad argomenti di grande importanza e attualità quali: l’educazione alimentare, sensoriale e ambientale, la difesa delle biodiversità, il consumo consapevole e l’economia solidale.
L’orto è stato dunque l’elemento propulsore da cui sono partite numerose iniziative di aggregazione, l’ultima in ordine di tempo è AgriKulturae, una serie di appuntamenti che hanno unito al mercato contadino miniconferenze, laboratori agricoli ed esperienze teatrali contadine, incontri sull’importanza dell’autoproduzione di semi e sul recupero delle erbe spontanee e, perché no, anche momenti di pura festa.
Ma aldilà di tutte le numerose iniziative che gli sono cresciute intorno, questo orto è riuscito a dare anche soddisfazioni in termini di raccolto. Queste strisce di terra assediate dal cemento hanno comunque ‘fatto la loro parte’ e grazie all’utilizzo di tecniche usate negli orti sinergici, del compost e del sovescio come fertiiizzanti, ha prodotto più frutta e verdura di quanto molti potessero sperare: fichi, uva, fragole, patate, melanzane, fave, pomodori, cipolle, finocchi, sedani, mais…e quasi tutte di varietà locali.
Insomma al BibliOrto non si sono fatti mancare niente in termini di ortaggi “Un solo rammarico – commenta Beltramini – i volontari cominciano a scarseggiare e dai 30 iniziali, fra alti e bassi, siamo passati ad 8. Dobbiamo puntare a trovare nuovi stimoli e sinergie”. A Beltramini la fiducia e la determinazione non mancano e noi ci auguriamo che un’iniziativa che unisce il sapere dei libri a quello della terra non possa che avere un grande futuro.
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