Produrre in proprio i semi permette di avere piante adatte al terreno, al clima e alle caratteristiche ambientali della propria zona. Con il passare degli anni, selezione dopo sezione, si possono ottenere dei semi ad hoc, fatti su misura per il nostro orto. Le piante si ammaleranno meno, avranno meno bisogno di acqua se viviamo in zone siccitose o sopporteranno meglio le piogge se viviamo in zone umide, e diventeranno via via più resistenti agli insetti o ai funghi spesso presenti su quel territorio. Assisteremo ad una sorta di adattamento progressivo all’ambiente in cui normalmente vivono.
Inoltre potremo sempre avere a portata di mano le varietà che amiamo di più, ma che magari sono difficilmente reperibili sul mercato e potremo aiutare le antiche varietà a non estinguersi, ricercando dai vecchi contadini ortaggi specifici della nostra regione, magari caduti in disuso solo perché poco produttivi, ma robusti e dal sapore unico. In parole povere, potremo contribuire ad una maggiore biodiversità territoriale ad una ricchezza varietale di grande importanza e utilità per noi e per la terra.
Infine, producendo i semi in proprio risparmieremo e potremo finalmente smettere di acquistare le bustine di semi già pronte e quando avremo voglia di qualche cambiamento e sapore nuovo, non avremo che da ricorrere al baratto, scambiando i nostri semi con quelli degli agli altri ‘custodi di semi’, gli appuntamenti annuali destinati a questo scopo sono ormai sempre più diffusi e numerosi!
Ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare: produrre i semi da soli è semplice, ma ci sono alcune regole da conoscere e alcune tecniche da imparare. Non tutti gli ortaggi producono i semi allo stesso modo, alcuni semi sono contenuti nei fiori (basilico, carota, lattughe…) altri nei frutti (pomodori, zucche, melanzane, peperoni…) altri ancora nei loro baccelli (fave, piselli, fagioli…).
Quando selezioneremo la pianta adatta a produrre i semi dovremo utilizzare alcuni criteri, come la precocità con cui maturano o con cui montano a seme, per esempio per le lattughe il fatto di essere precoci può essere un difetto per cui per la riproduzione meglio scegliere quelle che si mantengono ‘in foglia’ più a lungo. La maggiore produttività è importante, ma non sempre un gran numero di frutti equivale alla migliore qualità. Il sapore è quindi senz’altro uno dei fattori di selezione più importante, ma allo stesso tempo è anche importante che la pianta prescelta sia robusta e non abbia contratto malattie e che abbia dimostrato di essere in grado di sopportare un po’ di siccità non prevista o dell’umidità prolungata. Insomma i fattori da tenere in considerazione sono numerosi, per questo motivo spesso è preferibile non prendere solo i semi da un’unica pianta, ma piuttosto raccoglierli da più ‘individui’ della stessa varietà, in modo da garantire un discreto ‘grado di variabilità’, ovvero la somma di più caratteristiche importanti, che permetteranno alla pianta di adattarsi ai cambiamenti ambientali che con il tempo si potrebbero presentare. Per questo se decidiamo di raccogliere i semi è meglio coltivare qualche pianta in più e soprattutto dovremo osservare con cura quello che succede ogni giorno nell’orto. Una volta individuate le piante adatte alla riproduzione, evidenziamole con un fiocco colorato in modo che tutti possano capire il messaggio: questa non si tocca!
Ma come faremo a garantirne la purezza? Come è possibile avere la garanzia di ottenere esattamente piante uguali alla madre? Se siamo dei ‘precisetti’ e non vogliamo ‘interferenze’ dobbiamo evitare le impollinazioni incrociate, ovvero che gli insetti con le loro zampette vadano a pasticciare e ad incrociare piante diverse tra loro. Ci sono piante, come la lattuga, i pomodori, i peperoni, i fagioli, i piselli e molte altre che sono autoimpollinanti, ovvero non devono affidarsi a insetti o polline di altri individui per produrre semi fertili. Questo però non vieta agli insetti curiosi e affamati di trasportare il polline da un fiore all’altro. Qualche percentuale? Un pomodoro incrocia con un altro con una percentuale che varia dal 2 al 5%, un peperone incrocia con un altro peperone con una variabile che va dal 9 al 13% a secondo della varietà e così via. Altre piante, per essere fecondate, necessitano invece della impollinazione incrociata, come cavoli, cipolle, carote, prezzemolo. E se nel caso delle carote o delle cipolle le api possono compiere il proprio lavoro andando da un’ombrella all’altra della stessa pianta, nel caso dei cavoli è necessario che portino il polline da una pianta all’altra, quindi sono necessarie più piante della stessa varietà.
Appurato che ogni genere di piante rischia un incrocio non desiderato, occorrerà nel caso si vogliano ottenere piante ‘pure’ provvedere a delle tecniche adatte al caso. La prima è quella di crescerle separatamente, ovvero distanziare tra loro le varietà a cui siamo interessati. Siepi, edifici, barriere di ogni genere posso ridurre la possibilità di incrocio. La distanza che occorre può essere molto variabile, perché gli insetti possono percorrere notevoli distanze alla ricerca di polline, quindi c’è il caso che, ricorrendo a questa tecnica, più che un orto occorra possedere un campo da calcio! Passiamo dunque al prossimo suggerimento: coltivare le piante in tempi diversi, questo sistema può essere utile per le piante che fioriscono per breve tempo, oppure per quelle che dispongono di varietà precoci e tardive i cui tempi di fioritura sono diversificati. L’ultima tecnica è quella dell’incappucciamento, alla quale ricorriamo quando necessitiamo di una piccola quantità di semi, ma assolutamente puri, l’ideale è ricoprire i fiori di tali frutti, come pomodori o peperoni, con sacchetti di carta o di tulle o collant. Ovviamente usiamo tale tecnica solo per gli ortaggi autoimpollinanti!
Spero che non vi siate spaventati con tutte queste tecniche perché, se non siamo collezionisti, possiamo anche accollarci il rischio di qualche incrocio indesiderato, otterremo in ogni caso varietà adatte al nostro orto e talvolta qualche piccola sorpresa può essere gradita :))
foto di Michael Muni, di zen Sutherland da flickr
Grazie cara!