Ci sono piante che fanno parte di un territorio, tanto quanto il fiume che lo attraversa, le colline che lo disegnano, le città che lo caratterizzano. Ci sono piante che sono presenti sul quel territorio da sempre, o almeno fino da quando memoria umana ne serbi il ricordo.
Sono le cosiddette piante autoctone, specie originarie di un luogo, che si sono sviluppate senza l’intervento dell’uomo. E dato che l’uomo si è da sempre divertito a spostare piante e animali da una parte all’altra della terra è davvero difficile stabilire quali siano davvero le piante indigene di una determinata regione. Più avanza l’antropizzazione e l’omologazione più le specie originarie vengono dimenticate, sacrificate e sostituite da piante alloctone, cioè provenienti da altre regioni, se non addirittura da altri continenti.
Questo non significa che i nostri giardini e i nostri campi non devono accogliere piante non autoctone, anzi alcune si sono adattate così bene da diventarne con il tempo parte integrante, sono le cosiddette piante naturalizzate. Quindi ben venga l’apertura e la coesistenza, ma per cortesia non dimentichiamoci di curare e conservare le piante che da sempre abitano la nostra ‘casa’, quelle che, sebbene talvolta modeste e umili, hanno accompagnato la vita dei nostri avi e arricchito la nostra storia, quelle che ‘senza di loro’ saremmo molto ma molto più poveri.
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