A fine estate, in autunno, alcuni mandorli non sembrano in gran forma; spesso sono piante poco considerate. Crediamo sbagliando che il mandorlo, certamente rustico, non abbia bisogno di cure colturali.
In questo periodo, inoltre, le botte di sole, luce e calore di tutta un estate, fondamentali per il suo sviluppo, riportano sul mandorlo i segni di un’intera estate: le foglie sono meno verdeggianti, iniziano ad accartocciarsi, ingiallire e cadere, alcuni rami risultano secchi. Sull’intera chioma prevalgono e resistono i frutti, forti e legnosi: sono le mandorle.
Come sempre per apprendere abbiamo bisogno di esempi. Questa volta per imparare al meglio sono andato da chi di mandorli se ne intende davvero e non ne ho visti uno, bensì seimila 6000 (seimila!), tutti quelli coltivati da TERRADIVA azienda agricola biologica pugliese, nell’alta Murgia. Loro mi hanno accolto in estate e io vi invito adesso a visitarli anche virtualmente navigando su www.terradiva.it
Conoscere direttamente da chi coltiva vuol dire apprendere il succo, la migliore scuola. Per questo spero di riuscire a riportare a voi la mia esperienza per perfezionare la raccolta delle mandorle e le fasi successive riguardanti le cure colturali che queste piante necessitano per cerscere e fruttificare al meglio. Perché, contrariamente a quanto spesso crediamo, anche loro hanno bisogno di attenzione 🙂
LA RACCOLTA
Non solo per il Mandorlo, ma per le piante tutte, la raccolta dei frutti risulta un vero e proprio sollievo, la pianta madre si sgrava dei figli, cioè di un peso sia fisico che fisiologico; si sente ripulita come da una micro-potatura diffusa su tutta la chioma che adesso si troverà più arieggiata e luminosa; pronta quindi per la ricrescita di nuovi rami e poi a seguire di fiori e poi ancora i frutti e così via, via e via.
La raccolta. Stagionalità
La raccolta delle mandorle avviene da fine estate a inizio autunno. Il momento varia in base alla zona (latitudine/altitudine) e alla varietà della pianta in questione (precoce o tardiva).
Lei stessa ci comunica il momento giusto, ma come capire quando? TERRADIVA ci insegna a capirlo osservando bene il frutto, in particolare, si nota che risulta pronto per la raccolta quando avviene il distaccamento del mallo, cioè quando la parte esterna verde, erbacea e vellutata, inizia a aprirsi mostrando il guscio legnoso sottostante.
La raccolta. Tecnica
Idealmente, la modalità migliore per la raccolta (pensando soprattutto alla salute della pianta) sarebbe quella manuale: salire sulla chioma e staccando i frutti uno ad uno; in questo modo non provochiamo stress di alcun tipo.
Per ovvie ragioni logistiche la raccolta delle mandorle avviene stando a terra e in particolare inducendo lo staccamento dei frutti tramite appositi raccoglitori manuali o meccanizzati; in questo modo le mandorle cadono su delle reti predisposte sotto e da lì vengono poi raccolte nei contenitori.
La raccolta. Lavorazioni post-raccolta
Il frutto, appena raccolto, ha però necessità di essere ulteriormente lavorato per garantire la sua conservazione nel tempo, cioè preservare l’integrità del seme all’interno del frutto (la mandorla che mangiamo) che altrimenti, naturalmente, lasciato a terra germinerebbe diventando nuova pianta di mandorlo.
TERRADIVA ci consiglia di seguire le seguenti fasi:
1 Smallatura – cioè l’eliminazione fisica del mallo (parte fresca, erbacea che mantiene umidità) dal guscio legnoso. Questa operazione favorisce la successiva fase di asciugatura del frutto. L’operazione può essere svolta manualmente per il mandorlo del nostro orto, mentre per
le grandi produzioni, vedi TERRADIVA, sono richieste smallature meccanizzate.
2 Asciugatura – viene praticata distendendo le mandorle smallate su superfici esposte al sole ed arieggiate per favorire la disidratazione del seme e conservazione futura. Può essere fatta distendendo le mandorle raccolte su superfici adatte lontano dall’umidità in un luogo anche chiuso ma arieggiato e luminoso, meglio all’aria e al sole.
3 Conservazione – si scelgono contenitori adatti ma sopratutto luoghi idonei in quanto asciutti, senza umidità.
Le lavorazioni sul frutto possono prevedere altre fasi che riguardano le esigenze specifiche di commercializzazione del frutto, come la sgusciatura e la pelatura.
La sgusciatura consiste nell’eliminazione della parte legnosa del frutto. I prodotti finali di tale operazione sono due: il seme, oggetto principale della coltivazione del mandorlo, e la risulta dei gusci legnosi, da utilizzabili come biomassa per la produzione di energia in caldaie.
Con la pelatura il seme subisce un’ulteriore lavorazione per eliminare l’ultimo strato di protezione del seme e arrivare ad ottenere la mandorla nuda (quella completamente bianca per intendersi).
CURE COLTURALI POST RACCOLTA E AUTUNNALI
Eseguito il raccolto, non ci crederete, ma sentiremo la pianta respirare. Adesso, per aiutarla ad affrontare al meglio l’autunno e quindi renderla più forte e sana per il risveglio primaverile, possiamo riservare al mandorlo le seguenti cure colturali:
1 potatura del secco, ovvero l’eliminazione di tutti i rami seccati per varie ragioni, spesso stress estivi o patologie fungine.
Si possono eliminare i rami secchi di qualsiasi diametro e dimensioni. Tutte le parti secche risultano per la pianta inutili e anche dannose, in quanto su di esse si accumulano patogeni che possono passare dalle parti secche a quelle verdi continuando così la loro azione infettiva.
Il legno di risulta delle potature (secco in pianta) meglio smaltirlo e considerato la bontà del legno di mandorlo, suggerisco di utilizzarlo in casa per alimentare stufe, camini e barbecue.
2 trattamenti fitosanitari autunnali post raccolta e caduta delle foglie. Nel nostro clima mediterraneo, in autunno, i patogeni fungini riprendono la loro attività fra la trascorsa pausa estiva e la futura invernale. L’unico modo efficace di contenere la loro azione è eseguire i trattamenti preventivi per bloccare in tempo i danni che ne potrebbero derivare.
Per il mandorlo le fasi delicate sono due: dopo la raccolta e dopo la caduta delle foglie.
La raccolta comporta per la pianta uno stress dovuto dalle micro ferite diffuse su tutta la chioma, che è ancora verde. Questo a causa dall’azione meccanica degli attrezzi che percuotono le foglie e i rami per fare staccare i frutti. Il consiglio è quello di disinfettare le ferite con specifiche soluzioni anti-fungine a base di rame.
Anche la caduta delle foglie richiede al mandorlo un trattamento di aiuto. Ogni foglia che cade a fine stagione lascia sul ramo una ferita aperta, questa breccia risulta una facile via d’accesso, dall’esterno verso l’interno della pianta, di qualsiasi patogeno presente sulla chioma delle piante. I trattamenti antiparassitari (biologici certamente) possono aiutare a prevenire le infezioni sul nascere, prima che entrino nel circuito linfatico della pianta.
RINGRAZIAMENTI
Alla fine di questo viaggio nella “Via dei mandorli”, ringrazio TERRADIVA che ci insegna come dare dignità all’agricoltura, praticandone un’attenta all’ambiente.
Questo è importante e vitale per la Natura e per noi che ne siamo parte; è un aiuto a preservare la biodiversità e mantenere sano il territorio in cui viviamo. Ci aiuta, in tre parole, a stare meglio al mondo!
Buon Lavoro e W gli Ortisti.
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