Sono andata recentemente alla Festa degli Orti nella bellissima cornice di Casa Lajolo a Piossasco in Piemonte. E’ stata davvero una gradevole sorpresa, perché è una festa insolita, meno chiassosa di quelle a cui siamo abituati partecipare, più intima e tranquilla. Dove anche le istruzioni su come si coltiva l’orto vengono dette ‘sottovoce’. Una festa a metà strada tra coltura e cultura. Dove si parla di erbe, ma se ne espone anche delle bellissime foto. Dove si parla di natura, ma se ne ascolta anche la musica.
La Festa è organizzata dalla Fondazione Casa Lajolo che ha come scopo “La tutela, la conservazione, la valorizzazione e la trasmissione nel tempo del patrimonio di interesse artistico, storico e culturale formato dal complesso di terreni ed edifici…Particolare attenzione è rivolta agli aspetti legati alla comunità del territorio e all’utilizzo del giardino, dell’orto e delle coltivazioni come ulteriore strumento attuativo degli scopi della Fondazione”. Non ha caso proprio l’orto è in questo momento oggetto di restauro e di rivisitazione, con particolare attenzione alle pratiche di sostenibilità.
Tra gli ospiti di questa edizione c’era anche il maestro giardiniere Carlo Pagani, conosciutissimo tra gli addetti del settore. Carlo Pagani ci ha confessato di avere fatto un orto per ogni anno della sua vita, fin da quando era piccolo. Gli anni giudicateli voi, ma come avrete sicuramente capito l’esperienza non gli manca.
Il nostro esperto ha dedicato qualche ora al racconto degli ortaggi d’inizio primavera. Quali secondo lui, sarebbero da coltivare se siamo interessati ad uscire un po’ dai soliti schemi. Ha iniziato elencando alcune varietà di cicoria. Queste ‘cugine minori’ delle lattughe, sono in verità una grande risorsa per ogni orticoltore, perché non hanno molte pretese e ci danno di cosa mangiare quasi tutto l’anno.
Cicoria Rosa – Non fosse altro per il bel colore dovremmo proprio coltivarla. Pagani suggerisce di trapiantarla i primi di agosto per raccoglierla in autunno. Resiste al freddo e diventa più rosa proprio con i primi freddi. Forma un bel grumolo compatto dal gusto sorprendente: foglie tenere e dolci e un’ottima costa carnosa. Si consuma in insalata.
Cicoria grumolo rosso – Si semina adesso anche in mezzo al prato, magari mixata con quella a grumolo rosa o biondo, e si raccogliere a proprio gradimento. Inizia a produrre a 120 giorni dal trapianto. Ricordiamo che il periodo di semina varia a seconda della regione climatica in cui si abita. Se l’estate è troppo calda la cicoria tenderà ad andare a seme e quindi meglio anticipare le semine e viceversa.
Cicoria italico a costa rossa – Tipicamente italiana, come riferisce il nome, produce un grosso cespo con foglie verde intenso e costa larga di colore rosso. Da seminare in terreno soffice e fresco. Ha un gusto un po’ amaro ed è preferibile mangiarla cotta.
Cicoria selvatica di campo – Proprio quella che cresce ai bordi dei campi, che ha i fiori di un azzurro che incanta l’occhio. Ecco quella cicoria è anche buonissima da mangiare, così buona che per averla a portata di mano si possono acquistare i semi. Anche questa si può seminare adesso, sempre facendo attenzione alla nostra zona climatica. Si raccoglie già a 50 giorni dal trapianto. Foglie molto dentellate dal gusto amarognolo, ma sane, vigorose e ricche di proprietà nutritive. Si può mixare tranquillamente nel prato insieme ad altre erbe. Da provare, perché come dice Carlo Pagani “Chi non esperimenta non impara”.
Carlo Pagani ha poi chiuso l’elenco degli ortaggi a foglia, consigliando due insalate: “Anche se esistono bene 280 varietà di lattughe, tutte da seminare obbligatoriamente in luna calante”.
Lattuga Gentilina ‘Ilenia’ – Cespo compatto e pesante dal cuore verde chiaro. “La sua foglia ha una consistenza tutta particolare e a differenza di molte altre lattughe, se ben riposta, si conserva in frigo anche per 20 giorni”
Lattuga catalogna – Dal bel cespo voluminoso ed espanso. Ha foglie frastagliate, verdi brillante e croccanti. Ha una semina prolungata e regge anche le temperature più basse.
Qualche parola extra, Carlo Pagani, l’ha poi riservata al cavolo cinese, che pur essendo di origine cinese, si trova benissimo anche da noi :))). E’ molto simile ai cavoli ‘nostrani’ ma ha una forma più allungata e compatta. Rispetto agli altri cavoli ha un sapore più dolce e un profumo meno invadente. Ha un’ottima resa e un’alta adattabilità. Si presta ad essere cucinato in molte variabili.
Accanto alle cicorie, alle lattughe e al cavolo, ci ha poi consigliato la coltivazione di tre tipi di fagioli.
Fagiolo nano meraviglia del Piemonte – “Oltre ad essere un ortaggio rappresentativo della regione in cui ci troviamo – ha aggiunto Pagani – è davvero un ottimo fagiolo mangiatutto, anche se ha l’aspetto di un borlotto. Qualora lo lasciassimo scappare e ci scordassimo di raccoglierlo in tempo utile, può essere messo a seccare per mangiarne il contenuto”.
Fagiolo Telemaco – Un altro fagiolo che vale la pena provare è il Telemaco, perché privo del fastidioso filo che contraddistingue molte varietà di fagiolini. Meglio ancora se sceglieremo la varietà gialla e nana.
Fagiolo filo rampicante – E’ un fagiolo che richiede un sostegno e un pò di spazio in più, ma a detta di Carlo, ha una resa strepitosa: “Chiamato anche fagiolo metro, con una pianta si fa il raccolto per l’intero anno!”. E’ lungo, lungo e anche in questo caso si mangia tutto. Non si può sbagliare!
Ormai che eravamo lì ad ascoltarlo, abbiamo anche ‘rubato’ qualche piccolo segreto per combattere due presenze spesso poco gradite nell’orto.
Trappola per combattere la cimice dell’orto – Un litro di acqua a cui aggiungere un 5% di ammoniaca, 1 cucchiaio di zucchero e uno di aceto. Mettere il liquido in un contenitore scoperto e le cimici ci si tufferanno dentro senza poterne più uscire.
Trappola per combattere i calabroni – Un litro di acqua, un cucchiaio di sciroppo di amarene e un filetto di acciuga, da mettere in vasi muniti di apposito tappo in cui l’insetto può entrare ma non uscire. “ Vi assicuro che questo liquido è un richiamo irresistibile per i calabroni” ha detto Pagani. Che i calabroni fossero insetti aggressivi lo sapevamo, ma non che avessero gusti così discutibili!
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