Il loro nome parla chiaro: ‘Orti degli anziani’. L’unica prerogativa indispensabile per accedere a questi orti è infatti l’età pensionabile. Se sulla carta d’identità sei classificato come ‘pensionato’, ecco allora che puoi fare la domanda per avere uno di questi quaranta orti viareggini.
Gli orti per anziani sono ubicati nella ‘periferia’ (ormai non lo è quasi più) di Viareggio Nuova, al 168/a della via Aurelia Sud. Un’oasi di vitalità, incontro e socializzazione all’interno della città. Con questo intento sono nati questi orti nel 1984, per iniziativa del Comune di Viareggio, e con questo intento continuano a vivere e a ospitare coloro che oltre alla ‘briscola’ e alla passeggiata lungomare, preferiscono spezzare la routine e la monotonia di giornate tutte uguali, mettendo le mani nella terra e coltivando verdure.
Il comune esige ancora la sua parte: ben mille lire l’anno, convertite in euro, per l’affitto del terreno all’Associazione degli orti per anziani! Ma se il valore dell’affitto è simbolico, il valore di questo spazio è reale e importante, per questo i partecipanti cercano di organizzarlo e amministrarlo al meglio, con un comitato di gestione formato da 7 membri, capitanato dal presidente Sirio Orselli, signore dall’umanità contagiosa, navigante in pensione impegnato a 360 gradi nel campo del volontariato. Per mandare avanti la ‘baracca’ i soci si autotassano, versando 20 euro all’anno per le spese collettive, manutenzioni, abbellimenti, benzina per i tagliaerba, ecc. Quanto all’irrigazione ogni orto ha una sua autonomia, grazie ad un grande pozzo da cui tutti possono attingere dalla 6 di mattina alle 8 e 15 di sera.
Ho trascorso quasi un’ora a visitare questi orti, in compagnia di Sirio e altri due simpatici ortisti. E passeggiando tra gli orti, oltre alle verdure, ho visto un intreccio di vite parallele, uomini e donne diversi tra loro, che si rispecchiavano, ciascuno con la propria storia e personalità, in quei quadrati di terra. C’era l’orto ‘del cioccolataio più grande di tutti’, a detta di Sirio, c’era quello del pescatore, che appende le zucche nelle reti per farle maturare, quello dell’elettricista, dell’ingegnere, del professore, del meccanico. Ciascuno approdato in questo luogo con le proprie competenze, con il proprio carico di conoscenze e le condivide con gli altri, così come si condividono i semi, le piantine e i frutti raccolti. “Qui siamo tutti maldicenti” dice Sirio, per farmi capire che anche un po’ di sana competizione rende la coltivazione di questi orti più divertente e sagace: l’orto più bello, i pomodori più grossi, le zucche migliori.
“Ma quelli più anziani partono svantaggiati?” chiedo io con un po’ di malizia. “C’è chi è già vecchio a 50 anni e chi è ancora giovane a 80!” mi risponde pronto Antonio, uno dei miei “ciceroni” specializzato in frutti di bosco.
Dopo quasi un’ora di ‘perlustrazione’ e chiacchere sono uscita dal cancello con l’allegria nel cuore, carica di pomodori, melanzane, zucchine siciliane e qualche puntura di zanzara di troppo, a ricordare che non c’è rosa senza spine e non c’è orto senza insetti
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!