Il primo libro “Piantare alberi”, scritto con la figlia Marina, laureata in agraria che per anni si è presa cura dello storico Orto Botanico dei Semplici, ci racconta in modo chiaro e semplice come piantare, coltivare e custodire un bosco. Frutto della lunga esperienza maturata sul campo, il libro spiega “come osservando semplicemente la natura e assecondando la sua gratuita assistenza, si possono ottenere risultati meravigliosi con poca spesa e limitato impegno, tra l’altro piacevole e salutare”. Dedicato a chi crede che piantare un albero sia uno dei regali più grandi da fare a noi e a chi verrà dopo di noi.
Il secondo “Romanzo Forestale” è il testamento professionale di Fabio Clauser. Nelle sue pagine possiamo trovare, attraverso lo scorrere degli anni, l’intero lavoro svolto nell’arco di una vita. I momenti storici che ha vissuto, i boschi, le riserve e i parchi di cui si è preso cura, i personaggi e i colleghi che ha incontrato su questo percorso, le ingiustizie a cui ha assistito, ma anche gli insegnamenti, i meriti e le soddisfazioni che ha raccolto come decano del Corpo Forestale dello Stato. Un testo fondamentale per ogni forestale o per chi nella vita vorrà lavorare con gli alberi.
Il terzo libro “La parola agli alberi” è un omaggio delicato al bosco e agli alberi che lo abitano. Clauser dialoga con gli alberi (Dev, l’abete bianco di Masso del Diavolo; Ari, l’abete greco e il Faggio) dà loro la parola, si apre al loro sentire e ne ascolta i bisogni. Un testo leggero e intrigante che pur rifacendosi a fatti reali è permeato di poetica e grande sensibilità. Per chi ama osservare la realtà da un “altro” punto di vista, che seppure surreale, è assolutamente veritiero.
Questi libri sono una grande fonte di apprendimento per chi ama il verde del mondo, per chi non si stanca mai di parlarne e di ascoltarne le storie. Proprio come Fabio Clauser, che quando al termine delle nostra intervista gli ho chiesto, per rispetto ai suoi anni, se fosse stanco. Lui mi ha guardato con occhi vispi, che ancora dimostrano curiosità e partecipazione, e ha risposto: “No, per niente. Sono sempre felice di potere parlare con qualcuno di boschi e di ciò che mi sta a cuore!”.
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