Ogni problema lo ha risolto con pazienza e creatività. Quell’orto è stato concepito come se fosse un grande spartito musicale, al posto delle note: zucchine, pomodori, melanzane e girasoli. Ogni dettaglio partecipa splendidamente all’armonia del mondo.
Ora è finita l’estate e i cetrioli hanno ceduto il posto ai cavoli, il pollaio ha avuto bisogno di più paglia per stare all’asciutto e Edoardo ha iniziato a ipotizzare un possibile cambiamento.
Forse quelle tre stanze minuscole sono troppo piccole per contenere tutti i suoi sogni. In quel paradiso lillipuziano, neppure gli attrezzi che ha accumulato dispongono di un rifugio adeguato!
Forse è arrivato il momento di scendere più a valle e condividere ciò che ha imparato con altri. Provare ad accordare la sua nuova anima di ‘musicista-contadino’ con una dimensione più ‘urbana’.
Forse dovrà trovare un linguaggio musicale che sappia di terra smossa, di erbe spontanee e vento di montagna, capace di riportare chi l’ascolta alle proprie radici.
Forse ancora non l’ho detto, ma Edoardo è mio figlio.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!