Armonia e creatività nell’orto di Edoardo

Edoardo non molla. Edoardo è tenace. Edoardo ha fatto un orto senza sapere come si fa, sbagliando e imparando. Alla fine ha costruito un piccolo Eden fatto di terra e speranza e riacceso una connessione reale con la vita

Un orto per ritrovar se stessi

Edoardo non aveva mai fatto un orto. Non aveva mai messo un seme nella terra. Non aveva mai visto crescere una pianta. Ma nonostante tutto ha raccolto ortaggi fino a novembre e gli auguro che possa continuare tutta la vita a raccogliere i frutti di ciò che semina.

Edoardo non aveva mai avuto neanche un pollaio. E neppure una gabbia per quaglie. Tuttavia questo non è bastato a fermarlo. Aveva deciso che era arrivato il momento di dimostrare a se stesso che era capace di fare qualcosa di concreto, qualcosa che dimostrasse come le sue mani potevano procurargli cibo e sostentamento. Qualcosa che lo riconnettesse alla terra e alla vita.

Edoardo prima che un contadino è un musicista, ma la musica vola in alto, troppo in alto, si espande nell’aria e si perde nel cielo. Ci vuole poi qualcosa che la ricongiunga alla terra. Ecco lui ha provato ha ricucire lo strappo che a volte si crea tra cielo e terra.

Lo ha fatto spianando le zolle, provando a pareggiare quella terra sempre in discesa o sempre in salita, dipende da quale parte la sia osserva. Ha costruito aiuole rialzate dove mettere a dimora gli ortaggi estivi, combattendo con l’ombra invasiva di un noce, che non ha avuto il coraggio di ridimensionare. Ha costruito camminamenti e sorretto la terra con tavole e pietre. Ha raccolto contenitori abbandonati e li ha trasformati in vasi. Qualsiasi barattolo intorno a casa ha visto semi germogliare.

Orto su terrazze - InOrto

Un orto per imparare

E per accogliere i polli e le quaglie è diventato carpentiere. Con chiodi e martello ha costruito il pollaio: un patchwork di tavole di legno, reti di metallo e finestre dismesse. Aggiungendo all’occorrenza ciò che i bisogni dettavano: un cannicciato per  riparare i pennuti dal troppo sole, delle grosse pietre per impedire l’accesso a volpi e faine.

Orto con basilico e rose - InOrto

Così a poco a poco, sbagliando e imparando, ha costruito il suo ‘piccolo eden’, solo dove pochi coraggiosi o ‘svitati’ deciderebbero di vivere. Un luogo impervio e isolato, dove prima di lui aveva vissuto sua nonna fino a novanta anni. E dove prima prima, le terrazze che disegnano la terra di quelle pendici, venivano coltivate dai suoi bisnonni. Da lassù, seduto su quelle piane e guardando il mondo dall’alto in preda ad una ‘pandemia’, ha di nuovo attribuito un senso alle cose del mondo e forse anche alla sua musica. Qualche volta basta osservare un orto o un bosco, una gallina o un gatto, per capire che troppo spesso il nostro sguardo non trova posa ma corre, e spesso pensiamo di fermarlo scattando foto. Si tratta di riaccendere una connessione reale con la vita.

Salvia argentata nell'orto -InOrto

Io guardavo Edoardo ‘fare’, stupita e preoccupata pensavo: “Un orto e due uova non bastano per vivere!”. Ogni volta che andavo a trovarlo aveva addomesticato un metro di terra in più e le galline si avventuravano sulle sue spalle. Mi aspettava per confrontarsi, e per me aveva una valanga di domande che lo aiutassero a comprendere e migliorare il suo orto e il suo giardino. Fiero e dritto come un fuso, in mezzo a quella terra, non mollava e non indietreggiava mai, né davanti alle peronospora o alla ticchiolatura, alle cimici o ai pidocchi, alla troppa ombra o al troppo sole, né davanti al tasso o alla volpe. Colmo di quella tenacia rocciosa che sempre ha contraddistinto i suoi avi e tutta la razza ‘apuanina’.

Un orto per ricominciare

Ogni problema lo ha risolto con pazienza e creatività. Quell’orto è stato concepito come se fosse un grande spartito musicale, al posto delle note: zucchine, pomodori, melanzane e girasoli. Ogni dettaglio partecipa splendidamente all’armonia del mondo.

Ora è finita l’estate e i cetrioli hanno ceduto il posto ai cavoli, il pollaio ha avuto bisogno di più paglia per stare all’asciutto e Edoardo ha iniziato a ipotizzare un possibile cambiamento.

Forse quelle tre stanze minuscole sono troppo piccole per contenere tutti i suoi sogni. In quel paradiso lillipuziano, neppure gli attrezzi che ha accumulato dispongono di un rifugio adeguato!

Forse è arrivato il momento di scendere più a valle e condividere ciò che ha imparato con altri. Provare ad accordare la sua nuova anima di ‘musicista-contadino’ con una dimensione più ‘urbana’.

Forse dovrà trovare un linguaggio musicale che sappia di terra smossa, di erbe spontanee e vento di montagna, capace di riportare chi l’ascolta alle proprie radici.   

Forse ancora non l’ho detto, ma Edoardo è mio figlio.

Peperoncini in pentola - InOrto
ARTICOLI CORRELATI
Food Forest - il bosco che alimenta - InOrto
Orto sociale Piantala! - InOrto
Orto con pomodori e tagete -InOrto
ARTICOLI CORRELATI

COMMENTI
0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

© 2021 Bonduelle InOrto