Non c’è niente di meglio che coltivare le piante per conoscerle veramente. E forse è vero. Tuttavia c’è un altro modo per avvicinarsi ad esse, per entrare nel loro mondo e stabilire un rapporto più profondo: la pittura. Simonetta Occhipinti, acquerellista botanica di fama internazionale, ci racconta come ha iniziato e sviluppato questa relazione. Dapprima con le erbe spontanee, poi con i fiori e infine con gli ortaggi.
I suoi lavori sono incantevoli e non c’è dubbio che non è sufficiente sapere dipingere per ottenere un risultato così intenso. Che tu sia un giardiniere o un orticoltore, quando ti soffermi davanti alle sue tavole, capisci che ti era sfuggito qualcosa, nonostante tu abbia trascorso anni in compagnia di quelle piante. I suoi acquerelli botanici sono un’opportunità per guardare più a fondo e con occhio nuovo le piante del nostro giardino.
Simonetta inizia il suo percorso di pittrice a 20 anni, prima si era dedicata esclusivamente al pianoforte e alla musica. La vita la porta ad abbandonare i tasti del pianoforte per sperimentare colori e pennelli e scoprire un mondo a cui prima non aveva mai prestato attenzione. “Stando in campagna è scattata in me l’attenzione e la curiosità verso le piante selvatiche – racconta Simonetta – è con loro che ho iniziato il mio viaggio nell’universo vegetale, che non immaginavo dove mi avrebbe portato”. Simonetta prova a ritrarre le piante che vede sui bordi delle strade, ma capisce che manca qualcosa, che non basta guardarle, che occorre conoscerle: sapere come nascono, crescono, si riproducono. Si tratta davvero di imparare un mondo la cui conoscenza è infinita. Il lavoro di apprendimento, nel caso dell’acquerello botanico, si svolge su due livelli quello botanico e quello pittorico.
Per puro hobby e per passione, inizia come autodidatta, ma capisce che non può bastare e intraprende un percorso di apprendimento. “A Firenze le botteghe e le scuole d’arte non mancano e ho imparato qui tutto quello che potevo. Purtroppo l’acquerello botanico a quei tempi in Italia non esisteva e quindi dovevo applicare le tecniche della pittura antica e classica a ciò che amavo fare – spiega Simonetta – Ho frequentato molti corsi, ma un ringraziamento particolare andrebbe fatto a Luca Palermo perché è lui che ha riportato l’acquerello botanico in Italia, studiando gli antichi testi in Inghilterra e in Italia ed è lui il maestro di tutti i primi acquerellisti.”. E ancora oggi, nonostante la sua bravura conclamata, Simonetta ci dice che non ha ancora smesso di studiare ed imparare.
Dai fiori, ai frutti, agli ortaggi Simonetta ritrae ogni genere di pianta, ma come è arrivata agli ortaggi, che sono solitamente soggetti meno ‘pittorici’? “E’ stato l’Orto Botanico di Firenze a chiedermi per la prima volta di ritrarre dei peperoncini da esporre insieme alla loro collezione, in occasione di una mostra dedicata a questo ortaggio – risponde la pittrice – L’anno successivo mi hanno chiesto di allargare il raggio di azione e di preparare delle tavole sulle solanacee. Ero entusiasta, a questa famiglia appartengono non solo pomodori, peperoni, patate, melanzane, ma anche tante piante meno conosciute come il goji e l’alchechengi. Comunque tutte piante colorate e bellissime. Inoltre amo i soggetti che hanno una loro consistenza e forme piene”.
Proprio il ritratto del pomodoro datterino è stato scelto dall’ “Hunt Institute for Botanical Documentation” a Pittsburgh per una mostra itinerante in tutti gli Stati Uniti. Simonetta Occhipinti ha ricevuto riconoscimenti di ogni tipo, ma certamente uno dei più significativi è stata la Gold Medal al Concorso Internazionale di Arte Botanica promosso dalla Royal Horticultural Society di Londra.
Adesso è Simonetta che tiene i corsi di acquerello botanico a Firenze. “Non è facile fare capire alle allieve che non si tratta di ricopiare una fotografia – spiega Simonetta – se non si conosce la pianta che abbiamo di fronte, se non si stabilisce con essa un rapporto più profondo, anche lo sguardo resterà in superficie. Devono scoprire la pianta nella sua individualità. Capire come si curva, che posizione prenderà nel corso del giorno rispetto alla luce, quale forma assumerà nel tempo per riprodursi. Occorre saperne cogliere l’essenza. Ci vuole la curiosità di scoprire ciò che prima non conoscevamo”. Lei giura che tutti possono essere in grado di avvicinarsi a questa tecnica, per piacere, per passione, per ritagliarsi uno spazio fuori dal caos. “Occorre sganciarsi dall’ansia del risultato e puntare su quello che siamo in grado di fare, sviluppando tutte le nostre potenzialità”.
Oggi nell’ambito della pittura botanica, grazie alle tecniche fotografiche e pittoriche in uso, non è raro vedere tavole perfette, ma spesso la luce è cristallizzata e non concede niente alla naturalezza data dallo sguardo puntato sull’oggetto per ore. “Voglio contrastare questo approccio fotografico – insiste Simonetta – Un ritratto pittorico non può essere uguale a una fotografia. Occorre un’osservazione profonda, profondissima”. Così profonda che l’acquerello botanico, come lo pratica e lo insegna Simonetta Occhipinti, è una sorta di meditazione. “Estraniante perché ti porta in una dimensione senza tempo, dove l’unica tua preoccupazione è carpire l’unicità di un picciolo di melograno, ma al tempo stesso resti legata alla realtà della vita e alle forme meravigliosamente concrete della natura”.
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