Sarà perché questa estate sono andata ai Giardini di Pomona, dove vengono allevate oltre 500 varietà di fichi, sarà che in questi giorni mi nutro essenzialmente di questi dolcissimi frutti, fatto sta che mi è ‘cresciuta’ spontanea la voglia di parlare del Ficus carica.
Il fico è un frutto formidabile che tutti dovremmo tenere al limitare dell’orto. Se abbiamo spazio soltanto per un albero da frutto, non esitiamo e scegliamo il fico, perché la sua ombra ci ristorerà durante l’estate, perché la sua dolcezza ci ripagherà dalle fatiche e perché il suo profumo ci metterà di buon umore. E se mai dovessimo rimanere senza abiti, nudi come Dio ci ha fatti nel bel mezzo del nostro orto, potremmo sempre fare come Adamo e correre al riparo di una delle sue ‘confortevoli’ foglie. Se, come immagino, vedessimo questo evento impossibile o remoto, ci serva comunque per capire da quanto tempo il fico è compagno dell’uomo!
La mitologia greca faceva crescere il fico solo sul Monte Olimpo, mentre i romani pensavano che aiutasse la sessualità e la fecondità e che proprio le fronde del fico avessero dato riparo a Romolo e Remo, abbandonati in un cesta di vimini lungo le sponde del Tevere.
Di storie il fico ne avrebbe da raccontare un’infinità, ma per noi è sufficiente sapere che è molto generoso: chiede poco e dà invece moltissimo, si accontenta degli avanzi delle concimazioni e delle annaffiature altrui e ci consente di dedicare tutto il nostro tempo alla cura dell’orto, perché il fico non ha bisogno di nulla, se non di qualche potatura di richiamo quando tenderà ad allargarsi troppo e qualche annaffiatura nei primi due anni di vita.
Terreno e posizione – Il fico è un frutto modesto e di poche pretese, cresce un po’ ovunque e preferisce i suoli poveri a quelli troppo ricchi e concimati. I terreni leggeri e fertili sono i più indicati, ma è così adattabile che è facile trovarlo anche su scarpate e dirupi sassosi.
Starà benissimo vicino ad un muro soleggiato, ma ricordatevi che un fico adulto occupa uno spazio di 4-5 m. Nonostante sia considerato un frutto adatto ai climi caldi, si può coltivare anche in zone dove le temperature scendono fino a -10°, in questi casi scegliamo una posizione a Sud, protetta dai venti più freddi.
Ricordate inoltre che le sue radici sono molto invasive e possono arrecare danni a recinzioni o cisterne poste nelle vicinanze.
Impianto e cure colturali – Il periodo migliore per l’impianto dei fichi allevati in vaso è la primavera, ma se abitiamo in zone miti possiamo effettuarlo durante tutto l’arco dell’anno. Ama il clima asciutto e resiste benissimo alla siccità, tuttavia nei primi due anni di vita è bene annaffiare ogni tanto per facilitare l’attecchimento.
Il fico non richiede potature, se non per mantenere la chioma armoniosa, eliminando in primavera i rami sofferenti o danneggiati e i polloni (ovvero i nuovi getti) che nascono alla sua base per favorire la produzione di giovani germogli.
Produzione e riproduzione – Se vogliamo riprodurre una giovane pianta di fico, possiamo ottenerla per propaggine attraverso i polloni che caccia dal piede, oppure per talea legnosa, ma sono metodi piuttosto difficili e lunghi. Molto più facile comprare un giovane fico in vivaio.
Le giovani piante di fico iniziano a produrre dopo tre o quattro anni, ma quando iniziano danno ampie soddisfazioni. Alcune varietà producono due volte l’anno: in giugno nasceranno i fioroni o fichi primaticci, che altro non sono che gemme formatesi nell’autunno precedente; a fine estate raccoglieremo invece i fichi veri e propri, che si sono formati in primavera. Le varietà che producono due volte sono dette bifere e quelle che producono una sola volta unifere.
Varietà – Tra le unifere ricordiamo il Brogiotto bianco o nero, il Verdino o il Verdone, mentre tra le bifere l’Albo, il San Piero e il Dottato. Ed è proprio sul Dottato che mi voglio soffermare, perché è tra le varietà più pregiate e diffuse in Italia e le sue origini sono antichissime e a seconda delle aree dove viene coltivato assume anche il nome di Napoletano, Goccia, Biancolello. E’ una varietà autoctona della Toscana, dove i suoi frutti vengono consumati freschi per accompagnare il salame, oppure essiccati e guarniti con i gherigli di noce.
Purtroppo il Dottato porta raramente i fioroni a maturazione in compenso a fine estate si riempie di frutti succulenti e squisiti, polposi e con semini piccolissimi. Questo frutto è una grande fonte di energia facilmente digeribile, fortifica gli sportivi e i convalescenti e può essere un buon rimedio per la gola e la raucedine.
E se ancora oggi si usa dire che qualcosa ‘non vale un fico secco’ è perché di fichi ce ne sono sempre stati in grande abbondanza e per questo poco costosi, ma di fatto il loro valore è enorme, sia in termini nutritivi che gustativi, basti pensare che ‘Il grande filosofo Platone consigliava ai suoi discepoli di mangiare i fichi per rinvigorire l’intelligenza, e nel Rinascimento si diceva che “faceva buon ventre e generava buono e lodevole sangue”, dunque possiamo ben dire che il fico nutre efficacemente sia la mente che il corpo’ *.
*dal libro ‘Frutti ritrovati – 100 varietà antiche e rare da scoprire’ di Isabella Dalla Ragione
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