Ci sono patate e patate, e posso assicurarvi che quelle che coltiva Osvaldo sono le più buone di tutte. Sarà perché la sua terra si trova a 800 m di altitudine e guarda il mare, sarà perché ha un’esperienza ultra-decennale, ma posso assicurarvi che la qualità delle sue patate è veramente superiore! Nel suo caso possiamo proprio dire che “con la patata di mezza montagna il gusto ci guadagna”!
Osvaldo ha 72 anni e pianta patate da quando ne aveva sei. “Tornavo da scuola e aiutavo i miei genitori a mettere le patate nei solchi che loro avevano preparato. E non ho cambiato quasi nulla da allora nel coltivarle!”. Soltanto che adesso si aiuta con la motozappa, mentre prima la lavorazione del terreno avveniva tutta con la vanga a mano e considerato che Osvaldo non si accontenta di seminare qualche metro quadro il risparmio in termini di fatica è stato notevole.
L’altro giorno parlando con lui mi è venuto in mente di intervistarlo e condividere i suoi consigli con tutti voi. Ho provato poi a schematizzarli in 7 punti. Spero di esserci riuscita e soprattutto spero che possano esservi utili!
1. La vangatura deve essere fatta con cura e profonda almeno 30 cm dopodiché useremo la zappa per spezzare le zolle troppo grosse e dare uniformità al campo.
2. La concimazione è altrettanto indispensabile. E e se prima il suo papà usava il letame di mucca perché aveva la stalla con le vacche, oggi lui usa il letame del cavallo allevato dal figlio. Lo sparge sulla terra, lo interra leggermente e lascia che il gelo dei mesi invernali lo affini.
3. Effettuare la rotazione e non seminare mai la patata sullo stesso terreno per più di un anno. Quindi dove quest’anno ha seminato le patate l’anno prossimo seminerà il mais, oppure i fagiolini.
4. Cambiare il seme della patata, ovvero non usare i propri tuberi per le semine successive. “Ho provato più volte a usarli, ma la produzione diminuisce già dal primo anno – spiega Osvaldo – Prima le patate da seme si andavano a prendere al Campo all’Orzo, ora prendo quelle selezionate che arrivano dall’Olanda”. Campo all’Orzo è ai piedi del monte Prana, ovvero la montagna che si trova proprio di fronte ai campi dell’Osvaldo. Ora purtroppo le patate che semina vengono da molto più lontano! Forse troppo, ho commentato, e lui mi ha risposto che non saprebbe dove trovare sementi di antiche varietà. Poi ‘frugando’ nella memoria si è ricordato delle patate viola che seminavano una volta sopra la località di Stazzema. Che sia la ‘vitelotte’ tornata adesso tanto di ‘moda’? Fatto sta che non riuscire a trovare sementi antiche è veramente un grande limite e svantaggio per la nostra terra, la nostra cultura e per l’Osvaldo. Quindi mi sono promessa di trovargli per l’anno prossimo delle sementi tipiche del luogo, oggi cadute in disuso, magari informandomi presso il Consorzio della Quarantina.
5. Il problema più grosso per le patate dell’Osvaldo è la ‘guazza’, termine usato in Toscana per indicare la rugiada mattutina, quella che bagna le scarpe quando si va per campi di buon ora. “La guazza le brucia – spiega Osvaldo – e fa venire i funghi. Il rame serve per prevenire questi problemi, per questo passo il rame 4 o 5 volte a seconda del bisogno. In ogni caso una volta prima della fioritura e poi dopo la fioritura. Dopo decido a seconda della stagione, se è più o meno umida”.
6. Appena le piantine iniziano a crescere e sono alte circa 30 cm bisogna fare la rincalzatura, ovvero ammucchiare un po’ di terra intorno al fusto. In questo modo diamo alla pianta stabilità e le patate crescono sotto terra e non in superficie.
7. Osvaldo ‘cava’ le patate a fine agosto. “La raccolta va effettuata quando la pianta è seccata e quando la patata non si sbuccia più”. Per capire quando non sbuccia più se ne prende una dal terreno, la strusciamo tra le mani e se la buccia resta compatta e attaccata al tubero vuol dire che è arrivato il momento di metterle in padella!
E se volessimo mettere a confronto (oppure sommare) l’esperienza di Osvaldo con quella di Giovanni non ci resta che guardarci pure il video sulla semina della patata.
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