Non tutti i libri che parlano di orti possono essere letti con piacere sotto l’ombrellone in riva al mare, perché per quanto si possa essere entusiasti di zucche e ravanelli, alla decima lezione di come si coltiva il tale ortaggio o come si raccoglie il tal altro, o ti tuffi in acqua a cercare un diversivo almeno momentaneo o nascondi il libro fra creme solari e costumi e speri di non ritrovarlo più fino alla fine delle vacanze.
Tuttavia c’è un libro, che nonostante l’unico argomento sia l’orto, è avvincente e appassionante. Si tratta di ‘L’orto e l’anima – Dal giardino dell’Eden agli orti urbani’ di Paola Violani, Antonio Vallardi Editore. Un libro dal sapore retrò, dove la grafia è leggera e romantica e dove non ci sono foto ma solo bellissimi disegni.
Se amate la storia è proprio il libro che cercavate. Nelle sue pagine troverete la storia dell’orto, dalle origini ai giorni nostri, raccontata con leggerezza e sapienza. Attraverso la lettura scopriremo l’importanza che la coltivazione di un pezzo di terra ha assunto nelle varie epoche. Il rapporto tra orto e filosofia, orto e religione, orto e potere.
L’orto come strumento di urbanizzazione, di aggregazione sociale, ma soprattutto di civiltà. Quali sono stati i primi orti urbani? Che cosa coltivavano gli antichi romani nei propri giardini? E sapevate che Carlo Magno, nel suo ‘Capitulare de Villis‘, aveva fatto un elenco delle piante da coltivare nell’orto ‘utili sia per nutrimento, sia per medicamenti, cardatura e tintura di tessuti’ e che suggeriva ad ogni ortolano di avere sul tetto della propria casa la Barba di Giove perché sembrava che questa pianta allontanasse i fulmini? Oppure che nella Francia del Cinquecento il primo melone della stagione era offerto al re?
Credenze popolari e usanze assurde, ma anche vecchie tecniche di coltivazione ancora in uso oppure ingiustamente dimenticate, insomma un libro pieno zeppo di curiosità che neanche immaginate. L’ultima parte del libro è infine dedicata alle schede di coltivazione, di una semplicità disarmante: ma la sintesi talvolta può essere più utile di mille discorsi.
Quindi è meglio che finisca qui la mia descrizione e voi passiate alla lettura del libro. Per concludere questo post userò alcune righe estrapolate dalla premessa del volume: ‘da cui emerge il grande valore di questo umile laboratorio fatto di terra, di concime, acqua e di fatica. Il valore più evidente è quello materiale, che si traduce nella produzione di cibo; il valore nascosto quello per l’anima, che emerge dalle storie di chi lo coltiva’.
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